Sono le immagini di grigi nebulosi come quella nebbia che avvolge tutto, vite e amori e incertezze che in He grew up in the fog – il progetto fotografico di Angelo Bonetti – ci disorientano e ci fanno perdere dentro ad un labirinto di pensieri.
Il filo di Arianna ce lo fornisce il fotografo che, nello smarrimento di un quotidiano fatto di tristezza, vergogna, ansia, eccitazione, nostalgia e tanto altro, ha rielaborato e dato una direzione a sensazioni e immagini che vengono a formare un documento di ricerca e scoperta.
Così il passato si intreccia con il futuro e diviene un presente continuo, nel quale cercare tracce di una sicurezza senza nebbia, per non smarrirsi.
“Un manuale personale che mi guidi… Un passato, che io non ho vissuto o che non ricordo ma so che c’è stato, è svanito nell’oscurità della memoria, in un modo lontano e frammentato.”
Una vita in sequenze di immagini per brevi racconti narrativi ma anche sequenze senza ordine o successione, legate al fuggevole istante di una contemplazione curiosa.
Angelo Bonetti, visual artist che negli anni ha perseguito e sviluppato un proprio linguaggio, ispirato da artisti come Daido Moriyama e Antoine d’Agata si approccia alla realtà con una narrazione diretta e senza filtri. Coerente a questa sua visione le toccanti immagini del reportage in Israele. Usa indistintamente pellicola 35mm e digitale.
Guarda tutti i lavori di Angelo Bonetti sul suo sito e su Instagram
Guarda il video