Con Soft Powers, g. olmo stuppia (nato nel 1991 tra Milano e Palermo) porta avanti il percorso nomade del progetto Cassata Drone Expanded Archive con una produzione del Museo MACA di Alcamo. Il progetto, diretto da g. olmo stuppia e co-fondato per la prima mostra “Cassata Drone” (Raqs Media Collective, MDR, Stefano Cagol) assieme alla project manager Chiara Bordin e al curatore Giovanni Rendina, è concepito come una piattaforma collettiva ma libertaria, allo stesso tempo contenitore, luogo di curatela e ricerca e non-term project di g. olmo stuppia. Il nome della piattaforma prende le mosse da un’indagine sulla pesante “dronizzazione” del territorio siciliano: la narrativa stratificata dell’isola mediterranea in quanto terra di mito e classicità, ma anche terra di difficoltà, di contraddizioni, di interessi geopolitici, è messa in parallelo, in senso metaforico, con gli strati della tipica torta Cassata. Il progetto, che vanta la produzione di un lavoro permanente di James Bridle e la prima partecipazione dell’artista francese Pierre Clement in Sicilia, è un tentativo di cimentarsi nella possibile relazione tra la cultura rituale del cibo e la spinosa tematica delle servitù militari, specialmente nell’era dei big data e delle tecnologie di sorveglianza massiva.
Con Soft Powers, g. olmo stuppia propone “un’opera grottesca e lirica”, che girovaga come uno spettro attraverso l’Europa: una forma di drone Reaper Mq-9 con la faccia sfigurata, le forme rozze, si aggira negli spazi pubblici che puntellano i percorsi scelti in ciascuna delle città toccate dalla performance itinerante, catapultandoci in un’era contemporanea di totale controllo, in cui l’umano è annichilito dai nuovi messia algoritmici. L’opera è prodotta dal museo MACA di Alcamo (TP) in occasione di Party TV, il cui omonimo canale Twitch ha messo in atto la più lunga diretta tv della storia, su progetto sviluppato dall’artista Andrea Masu e prodotto da Landescape nel contesto del Piano d’Arte Contemporanea 2021.

La parabola di Soft Powers prende vita il 14 giugno con la costruzione del drone ad Alcamo. Successivamente, la performance ha fatto tappa a Basilea, Montpellier, Parigi e Milano e si concluderà il 22 luglio a Venezia e Aviano (PN). A seguito della tappa parigina, svoltasi il 5 luglio e supportata da Poush Manifesto e Rotolux Aubervilliers, abbiamo avuto modo di parlare con l’artista delle tematiche e delle pratiche che concorrono al progetto.
In ciascuno dei lavori che arricchiscono il processo di ricerca in fieri di Cassata Drone Expanded Archive, la tematica della militarizzazione del territorio è evocata di volta in volta attraverso una moltitudine di supporti e metodi espressivi che vanno dall’installazione alla performance, abbracciando anche il contributo di numerose collaborazioni esterne. Se in episodi performativi quali Archéologie du Futur (Parigi, Institut National De Histoire de L’Art, novembre 2019) o Darkecological Skin: A Womb Singing (Treviso, Villa Caprera, ottobre 2020), la figura del velivolo da guerra è stato rappresentato dalla presenza di droni da ripresa ad uso civile, in Soft Powers l’elemento armato si traduce in una riproduzione “grottesca”, in cartapesta e materiali di risulta, che indossata all’atto della performance dà vita ad uno strano e goffo velivolo dalle sembianze antropomorfe. Dove è nata l’idea di questa riproduzione quasi umanizzata del drone?
Dalla voglia di cucirmi addosso un vestito e di andarmene a spasso. Davvero pochi hanno coscienza di ciò che accade attorno a loro, fuori dalla loro storia individuale. Da Paul Virilio a Byung-Chul Han, per finire col “nostro” Giorgio Agamben abbiamo infiniti profluvi di filosofi-poetici che cercano di smuoverci dal congelamento dell’immagine e dall’anestesia semiotica. Materializzare queste rozze ali di Icaro puntellate di loghi di multinazionali del terrore (perchè chi produce e vende armi propaga comunque un’idea di violenza insita all’oggetto che vende) questo continuo fallire ha smosso e creato una nuova cartolina, per esportare la regia di Party Tv in Europa, da Basilea a Parigi, da Montpellier sino a Venezia.
Il “puppet” di cartapesta è stato realizzato al MACA di Alcamo in concomitanza con le giornate di streaming non-stop del canale Twitch di Party TV. In che modo hai partecipato alle dirette del programma?
Party Tv è un progetto di Andrea Masu, artista e attivista. Sono stato invitato come “ospite” penetrando e “piratando” una grande diretta schizofrenica, che ha visto protagonisti giovanissimi ospiti. E questo è un enorme merito di Landescape e del Museo Maca assieme ad Andrea. Ho costruito il drone con canne di bambù, reti per polli, cartapesta e vernici. Sotto il sole cocente del terrazzo del Museo, dentro al Garage della Casa Degli Artisti, e poi l’ho indossato, una sera, il 15 giugno e me ne sono andato a spasso per Alcamo: una carnevalata, un pungolo, una risata che seppellisce.
Ci parleresti un po’ più in generale di Cassata Drone Expanded Archive? In particolare, come si è sviluppata l’esigenza che ti ha portato ad affrontare le tematiche trattate dal progetto?
Da sempre nutro un grande sospetto nei confronti di quegli enti o di quelle persone che ficcano il naso nella vita intima, che sentono il bisogno di spiare e riportare. Quando poi scopri che delle enormi videocamere ipersensibili ti volano sopra la testa, il sospetto si fa certezza; unirle alla Cassata Siciliana, quindi all’ontologia anche araba della Regione Siciliana, arricchisce il discorso. La prima cassata – nella forma decorata e barocca – come la conosciamo fu presentata al Vicerè di Sicilia e all’Expo di Vienna del 1853. “Se l’alibi è l’intelligenza e non il popolo”, qualcosa si dovrà pur agire, erigere, sciogliersi nelle bocche dei siciliani, nel “palazzo storto” che è divenuto nostra temporanea sede e che ci è costato caro. Nel 2018 i Raqs Media Collective, che ho invitato a Palermo per la prima volta, alla loro seconda mostra in Italia dopo la Biennale di Venezia, hanno prodotto Cassata Subduction, un lavoro articolato su due stanze che ragiona sulla geologia siciliana e sullo stato di confine, coniando due nuovi lemmi (stampati su tappeti indiani con filigrana dorata) qualiatomic e yesternow.

La performance è scandita da un programma di mini-tappe che invitano gli spettatori a recarsi, nell’arco di una giornata, in diversi luoghi di ciascuna delle città coinvolte di volta in volta nel percorso del drone grottesco. Più deriva urbana o più scelta oculata degli “obiettivi strategici”, sulla falsa riga di una fittizia operazione militare?
Un cocktail di entrambi. Sempre meglio che lavorare.
Lavorando nello spazio pubblico, ciascuna azione avviene al cospetto di spettatori che sono lì di proposito, quanto di passanti ignari che si trovano a loro insaputa ad assistere alla pièce. Adesso che la tournée è giunta quasi al suo termine, avresti qualche aneddoto particolare relativo alla risposta di questo pubblico fortuito?
A Montpellier uno studente di scienze politiche, appena dopo la performance, ha cercato di appropriarsi delle ali, pensando fossero abbandonate. Ne è nata un’amicizia. Ci trovavamo in Rue de l’Ecole de Medicine, dove nacque la seconda facoltà di Medicina d’Europa.
Contemporaneamente a Soft Powers, in questi mesi stai portando avanti anche le “ecowalks” di Sposare la Notte, evento collaterale incluso nel Public Program del Padiglione Italia della 59° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Ci parleresti del progetto e dei prossimi appuntamenti previsti?
Compatibilmente con i traumi post pandemici, la crisi economica italiana a cui nessuno da rimedio, cerchiamo di dare il meglio. Sono davvero felice di condividere questo programma, che ho intitolato Sposare la notte con la coordinatrice Adriana Rispoli e di far parte di un Padiglione che, per la prima volta, ha il coraggio di darsi un’unica visione, quella di Gian Maria Tosatti, compagno di strada e di molte vedute, seppure nella risonante distanza di due poetiche differenti. Sposare la notte è un programma di azioni sul territorio della Laguna di Venezia e della città di Palermo. Ora mi trovo nel “mezzo del cammin di nostra vita” poiché due appuntamenti, il 7 maggio a Venezia e il 10 giugno sono già trascorsi e sul sito notteecomete.it potete trovare già i video teaser le cui versioni complete saranno in mostra a Parigi ad ottobre in uno spazio ancora segreto. Mentre ci avviciniamo alle date del 9 settembre e dell’8 ottobre 2022 prossime tappe, rispettivamente di nuovo a Palermo e Venezia. Si tratta di una liturgia laica, di un profondo respiro: nella prima hanno aderito 87 persone: a tutti abbiamo chiesto di donarci la loro impronta digitale su un foglio, di consegnarci gli smartphones, di salire, cinque a cinque, in un appartamento operaio di Baia de Re (Cannaregio, Venezia) – dove oli anali, libri, resti caffè e fragranze erano sparpagliati – e poi di partire in Barca, dal benzinaio IP a meta ignota. Abbiamo dovuto compiere cinque viaggi per sbarcare tutti. Una volta raggiunta l’isola artificiale di Sacca San Mattia la perlustrazione ha inizio: le torce come lucciole in testa.

Soft Powers, di g. olmo stuppia
per Cassata Drone Expanded Archive
Prodotto dal Museo MACA Alcamo (TP), Sicilia.
Programma:
13-15 giugno: Alcamo (TP), col supporto di museo MACA
18-20 giugno: Basilea, col supporto di Klybecstrasse Atelier
23-25 giugno: Montpellier, col supporto di Hotel Faulquier
5 luglio: Parigi, col supporto di Poush Manifesto e Rotolux Aubervilliers
9 luglio: Milano
22 luglio: Venezia e Aviano (PN)