“La favola greca attribuisce alla dea della bellezza una cintura che possiede la facoltà di conferire grazia a colui il quale la indossa e di ringraziargli l’amore.” Friedrich Schiller, Grazia e Dignità cit. (1793)
Pittori e scultori di ogni tempo hanno interpretato la bellezza in ogni suo aspetto: illustri paesaggi, fanciulle e regine sono tutt’oggi oggetto di studio e produzione di qualsivoglia artista desideri esprimere il bello.
Quando si parla di bellezza possono sovvenire alla mente tante cose, ma qual è l’unica a cui penseremmo se fossimo degli artisti? Venere naturalmente, colei che della bellezza è la Dea.
Quando si tratta della Dea sopracitata è senza dubbio “La nascita di Venere” di Alexandre Cabanel (1863) a venirmi in mente per prima; la perfezione con cui viene raffigurata in questo dipinto è straordinaria, i tratti sono candidi e gentili, la corporatura è tondeggiante ma allo stesso tempo eterea. Cinque amorini la sorvegliano e festeggiano la sua nascita mentre lei giace ancora sulle onde del mare che quasi lo si può sentire, nel modo magistrale in cui è stato dipinto, infrangersi contro quel corpo nudo e quei lunghi capelli color del rame.
Andando “leggermente” a ritroso nel tempo, esattamente nel 79 a.C., possiamo ammirare una delle prime rappresentazioni pittoriche della Dea: “La Venere in conchiglia” (da cui prende il nome la casa dove è situata), Pompei.
Sfortunatamente l’edificio in cui si trova l’affresco è stato gravemente danneggiato dal bombardamento del 1943 e fu scavato solamente nove anni dopo rivelando, nell’ala sud, uno splendido giardino e una notevole fauna con al centro una bassa transenna composta da tre pannelli decorati. A destra vi è dipinta una fontana dove alcuni uccelli vanno ad abbeverarsi mentre a sinistra vi è raffigurata la statua di Marte. Nel pannello centrale è come se un sipario si aprisse sul mare, scorgendo la figura di Venere nella sua conchiglia mentre accompagnata da due amorini si dirige verso Pompei, città di cui è protettrice.
Mettendo le due Veneri a confronto l’analisi nasce in modo pressoché naturale, La Venere pompeiana è rappresentata senza dubbio alcuno in maniera molto più rudimentale ed essenziale, è adornata da gioielli che le conferiscono una bellezza più artificiale e terrena; i capelli sono significativamente più ricci e corti ma nonostante ciò, tralasciando i tratti sgraziati e considerando l’epoca d’appartenenza, non si può di certo dire che l’affresco manchi di teatralità.
“La nascita di Venere”, Alexandre Cabanel, è attualmente custodita dal Museo d’Orsay, Parigi.
“La casa della Venere in conchiglia” si trova a Pompei ed è aperta alle visite turistiche.